NaturaSì è il posto giusto per chi cerca cibo bio e vuole fare scelte più green. In questa intervista, vi raccontiamo chi sono i suoi clienti, il suo impegno per l’agricoltura biodinamica e le strategie per ridurre l’impatto ambientale. Ma non solo: scoprirete come frutta e verdura sono diventate le vere star del negozio e come l’azienda affronta le nuove sfide del plant-based. Ne abbiamo parlato direttamente con lui, Fabio Brescacin, Presidente di NaturaSì.
Intervista a Fabio Brescacin, Presidente di NaturaSì
Qual è il profilo tipico del cliente NaturaSì?
Si tratta di clienti che si pongono il tema della qualità dell’alimentazione, c’è chi vuole solo mangiare bene e sente che i nostri prodotti sono più buoni, c’è chi cerca un prodotto sano e ci tiene alla salute, questo è ancora il primo elemento di scelta. Inoltre c’è chi mangia bio perché si tratta di un’agricoltura che cura l’ambiente e chi si identifica nei valori di NaturaSì e sente che NaturaSì è una comunità a cui è contento di appartenere, di cui vuol far parte. Non credo sia una moda, la scelta è di tipo culturale. Nei nostri negozi entrano persone che si chiedono cosa mangiare, come utilizzare il proprio denaro, si tratta di persone che fanno una scelta consapevole. Spesso le famiglie si avvicinano al bio con la nascita dei figli e vediamo che poi continuano ad essere clienti anche in seguito.
In che modo NaturaSì supporta e promuove l’agricoltura biologica e biodinamica in Italia?
Siamo nati per fare agricoltura, per la biodinamica in particolare, il commercio è arrivato in seguito, a supporto. Il nostro sforzo principale è ancora rivolto all’agricoltura, per questo abbiamo creato una OP, un’organizzazione di produttori composta da aziende agricole quasi tutte biodinamiche. Abbiamo un servizio tecnico agronomico, facciamo le programmazioni con gli agricoltori annualmente, ci prendiamo l’impegno a priori sull’acquisto dei prodotti definendo i prezzi. Così come abbiamo coltivato una comunità di negozianti e consumatori, abbiamo creato anche una forte relazione con gli agricoltori e i produttori in quanto ci garantiscono la qualità e ci forniscono il prodotto e già questo non è poco. Inoltre, rappresentano un veicolo di comunicazione, le persone sono sensibili all’agricoltura, facciamo Agrifestival e visite nelle aziende agricole, nell’ottica della trasparenza. Cerchiamo di affiancare gli agricoltori in vari modi, attraverso un servizio tecnico e gestionale, oltre ad offrire veri e propri percorsi formativi con l’accademia biodinamica. Tutta la compagine societaria è molto indirizzata all’agricoltura.
Quali strategie adottate per ridurre l’impatto ambientale lungo la vostra filiera produttiva e distributiva?
È nei nostri principi fondanti diminuire il nostro impatto ambientale e su questo cerchiamo di essere attenti anche se non è così semplice. Sulla riduzione del packaging, ad esempio, alcune soluzioni hanno funzionato, altre fanno più fatica ad entrare nelle abitudini dei clienti. Tra le iniziative introdotte su questo fronte possiamo ricordare gli erogatori dell’acqua, la vendita di prodotto sfuso come pasta, frutta secca, detersivi, la possibilità di acquistare sacchetti riutilizzabili per l’ortofrutta, oltre ai sacchetti compostabili. Da sempre usiamo casse riutilizzabili per l’ortofrutta e i latticini. Sul fronte dei trasporti cerchiamo di fare il possibile, anche se rimangono ancora principalmente su gomma. Abbiamo auto aziendali a metano, sui camion purtroppo è più complicato.
Noi di FruitGourmet crediamo molto nel valore di frutta e verdura, non come commodity ma nelle loro caratteristiche peculiari. Qual è lo sforzo di NaturaSì in questa direzione?
Frutta e verdura per noi è l’offerta principale, in questi anni abbiamo cercato di migliorare l’esposizione, ora il banco ortofrutta si trova in posizione frontale, all’ingresso del negozio. Abbiamo un gruppo di esperti di mestiere che accompagna e forma i negozianti sul fronte delle esposizioni, nei posizionamenti di prezzo, nelle promozioni. Per noi è un reparto fondamentale, i negozi che performano bene sull’ortofrutta sono negozi che performano bene in generale anche sul resto, il reparto fa da traino per tutto il negozio.
Quali progetti futuri avete in programma (se li avete) per ampliare la vostra offerta di prodotti plant-based? Quali sono le principali sfide che affrontate (se le affrontate) nel promuovere un’alimentazione plant-based tra i consumatori italiani?
All’inizio nei nostri negozi non c’era la carne, poi l’abbiamo inserita, c’era effettivamente l’esigenza da parte dei clienti di acquistare una carne biologica che tuttavia si trova ancora nei negozi in forma limitata, come prodotto confezionato. Come insegna puntiamo da sempre molto sui freschi, ortofrutta, pane, latticini. Da sempre abbiamo prodotti plant-based come bevande vegetali, proteine vegetali, bevande fermentate non alcoliche e prodotti fermentati e stiamo cercando di ampliare ancora in questa direzione con prodotti sempre più innovativi.