Negli anni 60 non c’era il gas, non c’erano le bilance che calcolavano il prezzo in base al peso, non esistevano i supermercati e nemmeno la plastica. Lo sfuso era l’unica alternativa e i prodotti venivano confezionati nella carta o nel vetro.
Mia nonna, che gestiva una salumeria insieme a mio nonno, mi racconta che i salumi venivano avvolti con cura in un foglietto di carta e i formaggi sistemati su una lastra apposita perché non perdessero la loro freschezza. Quando le chiedo quando vide per la prima volta la plastica, complice l’avanzare dell’età, non lo ricorda più. Siamo ormai tutti troppo abituati alla sua presenza nella nostra quotidianità.
Negozi sfusi in Italia: cosa sono e come funzionano
Un modo per evitarla, però, c’è: possiamo fare la spesa in un negozio leggero o negozio sfuso. Qui i prodotti sono privi di imballaggio e si può acquistare la quantità che si desidera nel contenitore preferito. Si possono portare da casa barattoli, scatole, borse di stoffa, sacchetti di carta o flaconi dei detersivi che abbiamo terminato, oppure li si può comprare nel negozio stesso, con l’idea del vuoto a rendere, cioè di restituirli all’acquisto successivo. L’obiettivo è ridurre lo spreco, sia alimentare che di rifiuti.
La gamma di articoli che si può trovare nei negozi sfusi in Italia è ampia e in continua espansione. I prodotti in vendita sono quelli di uso domestico e possono essere suddivisi in alcuni macro-gruppi: alimentari, saponi per la pulizia (del corpo o della casa), cosmetici e prodotti per l’igiene, articoli per la casa, accessori e per finire anche cibo per animali. Alcuni negozi leggeri scelgono di essere completamente vegani e offrono numerosi prodotti di origine vegetale quali bevande di avena, nocciola, mandorla, riso e soia, formaggi vegani, burger vegetali, lievito alimentare, tofu e miso.
Altri, invece, integrano alla loro proposta anche carne, pesce, uova e formaggi, sottolineandone la provenienza e la filiera corta. A non mancare mai sono pasta, biscotti, cereali, legumi, olio, frutta secca, cioccolato, the e caffè, spezie, farina e zucchero. Per la casa e la cura della persona si possono acquistare saponi e shampoo solidi, detersivi sfusi, dentifrici in pasta, spazzole e spazzolini in bambù, rasoi in acciaio e in qualche punto vendita anche cibi per cani o gatti.
I negozi leggeri si differenziano tra loro in base all’offerta, alla scelta dei fornitori e alla proposta di attività “collaterali” rivolte ai clienti: corsi di cucina, cestino della merenda, lezioni di yoga, lezioni di cucito, noleggio di stoviglie e tanto altro. Esplorando questo mondo si rimane sorpresi dalla varietà di alternative e soprattutto dai diversi stili di comunicazione.
I negozi sfusi in Italia
Il primo negozio sfuso ha aperto nel 2009 a Torino. Si chiama “Negozio Leggero, la spesa alla spina” e nel tempo è divenuto una rete di quindici punti vendita in Italia e due all’estero, tutti con la formula del franchising.
L’idea di Negozio Leggero nasce da un ente di ricerca ambientale (Ecologos), che aveva come obiettivo la riduzione dei rifiuti partendo da un impegno “dal basso”, della società civile. Nello stesso anno, dopo Torino, inaugura a Capannori in provincia di Lucca “Effecorta”, il primo progetto di filiera corta italiana con prodotti locali, di qualità, provenienti da un breve raggio chilometrico. A seguire, nel 2010, “Alimentari point” a Reggio Emilia, negozio a “km zero” e a “rifiuti zero”.
Questi tre esempi hanno fatto da apripista a una tipologia di attività commerciale che recentemente sta prendendo sempre più piede. Le storie dei proprietari sono molto diverse tra loro: a volte si tratta di imprenditori interessanti al tema che intravedono una buona opportunità commerciale; altre volte sono persone appassionate, amanti della natura e delle relazioni sociali, che decidono di cambiare vita per apportare un cambiamento positivo all’ambiente e alla società.
Cosa serve per aprire un negozio sfuso
Avviare un negozio leggero è relativamente semplice da un punto di vista burocratico: occorre aprire una Partita Iva, iscriversi al Registro delle Imprese, a INPS e INAIL, interfacciarsi col Comune di riferimento e notificare l’apertura della nuova attività commerciale. È inoltre necessario possedere un attestato di Somministrazione Alimenti e Bevande e una certificazione HACCP, oltre ad avere un locale a norma in ambito di igiene e sicurezza.
L’adempimento di tutti questi requisiti è fondamentale ma non sufficiente per rendere l’attività di successo poiché intervengono tante altre variabili che non seguono regolamenti prestabiliti. Proprio per questo, alcuni negozi sfusi avviati da anni offrono un servizio di consulenza rivolto a chi desidera aprire un’attività di questo tipo e ricevere consigli esperti.
I vantaggi di acquistare prodotti alla spina
A differenza del passato in cui non esistevano alternative, oggi l’acquisto di prodotti sfusi è una scelta, non una necessità. In quanto scelta, per alcuni rappresenta un privilegio, per altri una moda, per altri ancora una possibilità non realizzabile perché non sono presenti negozi alla spina nel posto in cui vivono.
Lasciando da parte ogni giudizio, questa tipologia di spesa “leggera” apporta e comporta vantaggi di tre tipi: ambientali (meno rifiuti, meno spreco, meno emissioni), sociali (rapporto diretto con i fornitori e tra cliente e negoziante), economici (minor prezzo essendo eliminato il costo dell’imballaggio e acquisto solo della quantità necessaria di ogni prodotto). Acquistando sfuso, si paga solamente il peso di quanto si consuma, evitando i costi della confezione, i costi di marketing e quelli di distribuzione. E, soprattutto, si evita la plastica, sradicando il paradosso per cui una mela si trova tagliata a spicchi in una vaschetta o una banana confezionata singolarmente.
Per dare qualche numero, in uno studio del 2019 ammontavano a 2,1 milioni le tonnellate di plastica utilizzate per gli imballaggi, di cui il 76% impiegate nel settore food and beverage (fonte: Rapporto Consumatori Coop 2019).
Anche la grande distribuzione, che dell’imballaggio ha fatto una necessità e un punto di forza (occorre riconoscere infatti che il packaging svolge la funzione di conservazione e mantenimento degli alimenti), ha iniziato ad offrire alternative sfuse o alla spina per alcune categorie di prodotti quali la frutta secca e i detersivi. In qualche supermercato si possono trovare zone dedicate alla vendita di articoli sfusi, il cui prezzo è in funzione del peso. Ciò avviene in una minoranza di punti vendita rispetto al totale, ma è bene evidenziare questa alternativa in quanto rappresenta un’evoluzione in un settore in cui l’acquisto è spesso dettato da fretta e convenienza.
A riconoscere i vantaggi dello sfuso è stato (ed è) anche il governo italiano, che all’interno del cosiddetto “decreto clima” (DL 111/19) stanziava un contributo a fondo perduto fino ad un importo massimo di 5.000 euro per i nuovi esercizi di vendita di prodotti sfusi o alla spina o le attività già esistenti che avessero deciso di aprire uno spazio dedicato a questo scopo al loro interno. Il decreto era rimasto poi “in sospeso” (non erano stati attuati provvedimenti) fino allo scorso 23 Settembre, quando è stato finalizzato il provvedimento attuativo. Il terreno è fertile. Rimaniamo in attesa delle nuove aperture, che certamente sono a vantaggio nostro e dell’ambiente.
Da nord a sud: gli indirizzi di alcuni negozi sfusi in Italia
Se non avete ancora mai provato a fare la spesa in un negozio sfuso, vi lascio qui sotto una lista di alcuni punti vendita da Nord a Sud:
- – Negozio leggero – Ancona, Asti, Bergamo, Bormio, Milano, Morbegno, Palermo, Rivoli, Roma, Settimo Torinese, Torino
- – Desi sfuseria alimentare – Srimione (Brescia)
- – Effecorta – Milano e Padova
- – La Bottega di Silvia – Bologna
- – La butega sfuso e bio – Cesena
- – Quanto Basta – Senigallia
- – Ludì sfuseria – Lanciano (Chieti)
- – Uso sfuso – Tivoli
Per una lista completa vi consiglio di consultare il sito di Sfusitalia, il motore di ricerca più completo per trovare i negozi di sfuso in Italia.