ll mio primo approccio al fico d’India è stato da manuale. Un pomeriggio d’estate, sul patio della casa al mare di una mia zia siciliana, è arrivata su un piatto una pila coloratissima di fichi d’India del suo giardino. Il mio primo pensiero è stato “che belli”. Il secondo è stato “ma come si mangiano?”. È andata a finire che è stata la stessa zia, con grande misericordia, a pulirceli e tagliarceli a fette e poi godersi la nostra stupita beatitudine mentre approcciavamo il frutto. Il sapore e la bellezza di quei frutti non me la dimenticherò mai. Anche perché in effetti non ho più avuto molte occasioni di mangiare i fichi d’India: al Nord Italia sono tristemente poco diffusi.
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Cos’è il fico d’India
Il fico d’India o ficodindia, nome scientifico “opuntia ficus indica”, è una pianta succulenta originaria del Centro America e ormai diffusasi in tutta l’area mediterranea – e quindi in Italia cresce in Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna. Fun fact: vengono chiamati “d’India” perché a portarli in Europa è stato Cristoforo Colombo che, come tutti sappiamo, era convinto di aver raggiunto l’India e non un nuovo continente.
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La pianta, che può raggiungere anche i 4-5 metri d’altezza, ha un fusto composto dalle cosiddette pale (nome scientifico cladodi) su cui poi crescono i frutti, di un colore che varia da giallo a bianco a rosso e arancione a seconda delle varietà, che presentano una particolarità: sono ricoperti di spine. Se chiedete a una qualsiasi persona di vostra conoscenza, che non lavori in un ristorante o non sia nata sotto Roma, come mangiare i fichi d’India, è probabile che vi riservi uno sguardo vacuo, o addirittura spaventato. Ma non si trovano già a fette? Quella cosa ha le spine. Come possiamo pensare di avvicinarla senza farci del male?
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Come mangiare i fichi d’india
La loro stagione va da agosto-settembre a novembre e generalmente vengono coltivati per uso alimentare anche se in alcuni paesi, come il Perù, viene usato anche per la produzione di cocciniglia. La maggior parte dei fichi d’India coltivati in Italia – un sorprendente 90% .cresce in Sicilia: non c’è da stupirsi che nel nostro immaginario culturale siano associati all’isola e che nella lista dei PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) d’Italia sia segnato come prodotto tipico siciliano.
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Il frutto è particolarmente ricco di vitamina C ma diciamolo, non è quello che ci interessa: il punto è che è buonissimo, zuccheroso, con una consistenza definibile semplicemente come perfetta. Unica precauzione: i semi, circa 300 a frutto, sono duretti e quindi difficili da masticare, ma si possono ingerire senza grandi problemi, oppure sputare se avete la pazienza di farlo.E questo se mangiamo il fico d’India fresco. Se lo consumiamo cotto davanti a noi si apre un incredibile numero di preparazioni.
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Oltre a un “classico” uso sotto forma di succo o confettura noi consigliamo di provare questa ricetta di mostarda di fichi d’India: un dolce tradizionale siciliano ormai molto poco conosciuto. O ancora questa ricetta di gelo di fichi d’india – probabilmente avrete sentito parlare del gelo d’anguria ma anche il fico d’India si presta bene. È anche l’occasione giusta per dirvi che in inglese il frutto si chiama prickly pear e io adoro follemente il nome, anche se mi sfugge cosa abbia fatto loro pensare a una pera pungente. Ma attenzione!, anche le pale si possono mangiare. Questa video ricetta fa vedere come si possono preparare delle specie di cotolette di pale di fico d’India.
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Come pulire i fichi d’India
Passiamo alla parte seria e meno simpatica della questione: come si puliscono i fichi d’India?
- Prima di tutto vanno messi sotto acqua corrente fredda o immersi in una citola per sciacquare via le spine.
- Poi bisogna approcciarli muniti di un paio dei guanti.
- Incidete la buccia e sfilatela via, come potete vedere spiegato in questo semplice tutorial.
Conservare i fichi d’India
In frigorifero si conservano qualche giorno in un sacchetto sottovuoto, sempre che riusciate a non mangiarli tutti subito.