Foraging urbano, l’esempio di Copenaghen e il progetto di Linaria a Roma

copenaghen foraging urbano
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Dici Copenaghen e – gastronomicamente parlando – pensi subito pensi al Noma, tra i ristoranti più famosi al mondo, emblema della New Nordic Cuisine che ha riportato in auge il valore di piante, vegetali, fiori e radici all’interno del piatto. René Redzepi, ma anche Rasmus Kofoed (a capo della brigata del ristorante Geranium) e i loro numerosi allievi hanno saputo andare oltre il concetto di ristorazione d’autore, promuovendo nuovi stili di vita e di consumo sostenibili, etici, improntati sulla riduzione degli sprechi e sulla salvaguardia ambientale.

 

Dietro a un grande chef c’è una grande città, si potrebbe dire parafrasando un noto proverbio.

La capitale danese ha supportato questo orientamento green sviluppando un vero e proprio programma di educazione alimentare oltre che ambientale. Accanto alla promozione del consumo di frutta e verdura, figura quella della raccolta di erbe e piante spontanee.

 

 

In particolare l’ultimo progetto del City Council di Copenaghen si riallaccia al Vild Mad (ovvero wild food, cibo selvatico), il programma di foraging firmato dallo chef Redzepi. Il nuovo obiettivo dell’amministrazione comunale è piantare un certo numero di alberi e cespugli entro i confini urbani per fornire frutti e bacche commestibili, freschi e gratuiti ogni momento del giorno a tutta la cittadinanza. Ne nascerà un foraging urbano alla portata di tutti.

 

Gli alberi saranno piantati all’interno di parchi e aree pubbliche.

Saranno privilegiate le specie autoctone e resistenti, che non richiedono molte cure e manutenzioni e crescono spontaneamente nelle riserve naturali danesi, a cominciare dall’Amager Nature Park. Qualche esempio? Il melo, il ginepro, il sambuco, ma anche il prugno, l’albero delle more e del mirtillo.

 

 

Il senso dell’iniziativa è racchiuso nelle parole di Astrid Aller, consigliera comunale del Partito Socialista che ha promosso il progetto: “Vogliamo che la città sia un luogo da vivere, non un ambiente ostile in cui muoversi per cercare un parcheggio. Con spazi pubblici dove sentirsi bene, come a casa, che offrono opportunità e vantaggi per tutti, dando un senso all’idea di bene collettivo. Molti cittadini non hanno un giardino di proprietà, e difficilmente possono insegnare ai propri figli come con la natura si può convivere per trarre beneficio e migliorare la propria alimentazione”.

 

Più chiaro di così non si può.

Da un lato promuovere un regime alimentare sano ed equilibrato, fornendo merende e spuntini freschi e genuini; dall’altro permettere a tutti di immergersi liberamente nel verde comunale, stimolando nei più piccoli un processo virtuoso di conoscenza della natura e della produzione frutticola.

 

State pensando che qualcuno potrebbe “saccheggiare” subito gli alberi senza curarsi dei bisogni di chi arriva dopo di lui? È un rischio che è stato scelto di correre e va detto che a Copenaghen l’educazione civica non è un grande problema. E, in Italia, esiste un’iniziativa simile? Ebbene sì. Riguarda la città di Roma, si chiama Frutta urbana ed è promossa dall’associazione non profit Linaria. È un progetto (il primo a livello nazionale) di mappatura, raccolta e distribuzione della frutta che cresce nei parchi e nei giardini della capitale. Come spiega Michela Pasquali, fondatrice di Linaria: “La cura e la coltivazione dei frutteti, insieme alla raccolta della frutta, è ormai una pratica comune e consolidata di tante organizzazioni o associazioni in Canada, negli Stati Uniti e in Inghilterra, mentre ora sta per essere avviata anche a Copenaghen. Comune a tutti è l’idea tree to table, direttamente dall’albero alla tavola, per un’alimentazione sana, ricca di vitamine e disponibile gratuitamente”.

 

La mission di Frutta Urbana è andare oltre i luoghi comuni.

O meglio sfatare i luoghi comuni secondo cui il patrimonio botanico cittadino ha soltanto un valore estetico-ambientale ma non alimentare. “La frutta che cresce in città non sembra utilizzabile, non sappiamo quando raccoglierla oppure pensiamo che sia inquinata, sporca, malata. Invece, rispetto a quella che spesso si trova nei supermercati, è cresciuta senza pesticidi e fertilizzanti chimici ed è maturata sulla pianta, mantenendo inalterati il gusto e le proprietà nutritive”. Frutta Urbana è un progetto complesso, in divenire, che spazia dalla distribuzione gratuita dei prodotti presso i banchi alimentari e le mense sociali, fino alla realizzazione di nuovi frutteti, ma anche attività, eventi, corsi e laboratori per offrire ai cittadini un servizio culturale oltre che pratico ed ecologico.

Jessica Bordoni

Milanese giramondo, giornalista professionista dal 2015. Scrive di food&wine su varie testate, tra cui Civiltà del bere, Il Giornale e Le Guide di Repubblica.