Monini, olio EVO e non solo
Monini, famoso per il suo olio extra vergine d’oliva, ora punta su un altro classico: le olive da tavola. Con la nuova linea “l’Oliva”, l’azienda ci invita a scoprire il potenziale di queste varietà italiane, non solo come snack ma come ingrediente chiave nei nostri piatti quotidiani. Abbiamo chiesto a Stefano Barilotti, Brand Manager di Monini, di raccontarci di più su questa novità e sul perché le olive meritano più spazio sulle nostre tavole.
L’intervista a Stefano Barilotti, Brand Manager di Monini
Monini è da sempre sinonimo di eccellenza nell’olio extra vergine di oliva. Cosa vi ha spinto a entrare nel mercato delle olive da tavola con la nuova gamma “l’Oliva”?
La voglia di cimentarci in questo scaffale “cugino” dell’extravergine è nata da una partnership commerciale che abbiamo instaurato alcuni anni fa con un produttore di olive greche, dal portfolio di olive da tavola in busta liquid-free. Questo ci ha dato lo spunto per creare una gamma nostra, con la massima qualità, basata sulle migliori cultivar italiane biologiche, consapevoli del fatto che l’approccio di Monini a uno scaffale, all’epoca non presidiato da noi, non poteva che avere la premiumness e la qualità delle olive italiane come valori fondanti.
Uno degli aspetti che colpisce della vostra gamma è l’attenzione all’educazione del consumatore. Quanto è importante per voi far capire che di olive non ce n’è una sola e che ogni varietà ha caratteristiche organolettiche uniche?
Il bacino del Mediterraneo, nello specifico la nostra penisola, è culla di una sconfinata varietà di cultivar, grazie alle caratteristiche peculiari dei suoi territori e alla biodiversità che accompagna i nostri colli, le nostre pianure e le nostre aree coltivabili. Nel corso dei secoli, l’olivicoltura ha generato una infinita varietà di olive: alcune destinate alla molitura, altre bivalenti, altre vocate al mondo della degustazione in purezza. La gamma L’Oliva Monini è stata pensata per offrire un’esperienza qualitativa e degustativa a qualsiasi palato: ci sono infatti olive intere, olive denocciolate, olive sapide o altre più dolci, alcune più adatte all’accompagnamento di piatti, altre con vocazione da aperitivo o snack. L’offerta “base” dello scaffale delle olive da tavola è fortemente basata sulla genericità, mentre, secondo noi, è fondamentale accompagnare il consumatore alla scoperta delle tipicità italiane e mediterranee. Siamo convinti di aver fatto un buon lavoro nella parte Premium dello scaffale, raccontando al consumatore quanto sia importante la naturalità dell’oliva, la non mistificazione, il colore naturale non “ritoccato”, un sapore genuino senza aggiunte, e un’esperienza di fruizione immediata grazie al packaging senza liquido. L’unico altro ingrediente nel nostro prodotto è un filo di olio extravergine biologico, che fa da gustosa “patina” alle olive stesse, aiutando nel contempo la conservazione. La pastorizzazione finale delle nostre buste preserva al meglio il prodotto nel suo viaggio dalla Monini alle mani del consumatore.
Nella nostra rubrica su Instagram ci piace raccontare le peculiarità di frutta e ortaggi spesso considerati commodity. Come Monini sta contribuendo a far conoscere le diverse varietà di olive e il loro valore?
Ricollegandomi a quanto detto poco fa, nello scegliere il posizionamento Premium e biologico per le nostre olive, siamo consapevoli di parlare a una nicchia nel mondo degli acquirenti delle olive da tavola. Tuttavia, il nostro obiettivo è proprio questo: parlare con chi è già disposto ad approcciare lo scaffale cercando un prodotto di altissima qualità, che gli racconti qualcosa e lo aiuti a conoscere ancora meglio la nostra penisola e i suoi sapori incredibili, guidati dalla voglia di offrire un’esperienza sensoriale naturale e genuina.
Parliamo di food pairing: quali sono i vostri consigli per abbinare al meglio le diverse varietà di olive della gamma “l’Oliva” con piatti e bevande?
Partendo dagli elementi più evidenti, è facile ricondurre le nostre due olive intere, la Peranzana e la nuovissima Nocellara (che lanceremo proprio in questo mese e che è in assoluto la mia oliva preferita tra tutte quelle che ho assaggiato in questi anni), a un utilizzo in purezza, anche per la presenza del nocciolo al loro interno. La Peranzana, delle due, è sicuramente la più rustica, mentre la Nocellara si caratterizza per una dolcezza molto particolare. Entrambe accompagnano aperitivi, snack, o anche momenti di pausa in maniera gustosa. La Bella di Cerignola e la Leccino, invece, che sono sicuramente tra le cultivar più famose in Italia anche tra i non “addetti ai lavori”, hanno una duplice vocazione: da sole o come accompagnamento a piatti della tradizione e non. La Cerignola ha un sapore molto fresco, gradevolmente sapido ed erbaceo, con una nota di mandorla amara, mentre la Leccino ha i suoi tipici sentori leggermente tostati e legnosi, che la rendono ottima per il sugo di un primo piatto o come condimento per un pesce.
La nuova gamma di olive da tavola è biologica. Quanto è importante per Monini l’approccio biologico, sia per l’olio che per le olive da tavola?
Per Monini, un’agricoltura biologica e sostenibile è sempre stata prioritaria. Il prodotto MONINI BIOS 100% italiano è stato lanciato sul mercato nel 2000, quando sia i prodotti che l’agricoltura biologica erano agli albori. Nel progetto MONINI 2020-2030, il bosco Monini è formato da circa 700 ettari di oliveti, tutti condotti in agricoltura biologica e nel pieno rispetto delle pratiche più sostenibili.
Per il lettore medio potrebbe sembrare che olive da tavola e olive da olio siano lo stesso ingrediente lavorato in modo diverso. Puoi spiegare la differenza e come si distinguono?
Alcuni tipi di olive da mensa sono definite “a doppia attitudine”, ossia in grado di fornire un ottimo alimento sia come olive da mensa che come olio extravergine ottenuto dalla loro spremitura. Ne sono un esempio la Peranzana, il Leccino, la Nocellara del Belice e persino la celebre Taggiasca ligure. Altre tipologie, invece, sono più “vocate” a un impiego unico, o esclusivamente da mensa (come ad esempio la Bella di Cerignola) oppure esclusivamente da olio (come ad esempio la Coratina o l’Ogliarola Garganica). Nel caso di olive a doppia attitudine, la loro destinazione non è comunque “improvvisata” o decisa al momento: le olive destinate a un consumo diretto vengono generalmente raccolte prima, in anticipo di maturazione, per avere, al termine della fermentazione naturale, le caratteristiche di consistenza, croccantezza e aroma che non avrebbero (o avrebbero di meno) se venissero raccolte nel momento idoneo per fare olio. Le olive raccolte in anticipo di maturazione possiedono anche una maggiore quantità di zuccheri, che facilitano il processo di fermentazione.
La vostra campagna per la nuova linea “l’Oliva” sta attirando molta attenzione. Qual è il messaggio principale che volete trasmettere ai consumatori con questa campagna e quali sono i prossimi passi per Monini nel mondo delle olive da tavola? Avete in mente di ampliare ulteriormente la gamma o esplorare nuovi segmenti di mercato?
Come ho già “spoilerato” poco fa, ci accingiamo a inserire la Nocellara come quarta referenza, al posto della Sant’Agostino, che non produrremo più. All’inizio del progetto L’Oliva Monini, la nostra intenzione era quella di lanciare subito la Nocellara nella gamma, ma, avendo a che fare con un prodotto totalmente naturale, siamo (molto felicemente) “ostaggi” della Natura e dei suoi cicli vitali. Per farla breve, l’anno di lancio della gamma la Nocellara scarseggiava presso il nostro fornitore pugliese, e quanto raccolto fu totalmente destinato alla molitura per ottenere olio extravergine. Quest’anno finalmente la portiamo a scaffale e non vediamo l’ora che i consumatori la assaggino. Sicuramente, per il futuro, abbiamo l’obiettivo di supportare la gamma attuale cercando di ampliarne la distribuzione, trovando nel contempo ogni anno nuove soluzioni per renderla ancora più qualitativa e vicina al consumatore.
Molti consumatori non sanno come identificare l’oliva da tavola: frutto o ortaggio? Avete voglia di darci una risposta, una volta per tutte?
Le olive sono frutti; l’olivo è una pianta da frutto (drupacee). L’eccezione dell’olivo rispetto a molte altre piante oleaginose è che crea l’olio nel frutto piuttosto che nel seme, come fanno la stragrande maggioranza delle specie vegetali. È anzi uno dei frutti più preziosi che la Natura ci ha regalato, e come tale dobbiamo proteggerlo, preservarlo e coltivarlo al meglio, per darci ancora per moltissimi anni il dono della sua energia vitale.