Con la radice dello zenzero sta succedendo quello che ho sempre immaginato sia successo negli anni ’80 con il kiwi: inizialmente mania collettiva per il prodotto esotico qual era, poi frutto entrato a pieno titolo nelle abitudini alimentari degli italiani.
Nel decennio dei paninari, tutti erano ossessionati da questa novità dentro verde e fuori pelosa. Basta guardare la stampa del tempo: “Quante ricette con il kiwi frutto esotico” (Corriere della Sera, 1989), e sempre il Corriere “Kiwi, evviva siamo i primi” (1990) in occasione del sorpasso ufficiale dell’Italia nella produzione del frutto, a scapito della Nuova Zelanda. Il kiwi diventa così popolare nel giro di un solo decennio, che per un po’ sostituisce il melone nel matrimonio col prosciutto. In quegli anni nasce anche la Sagra del Kiwi a Bibiana, in Piemonte. È ancora viva e vegeta, a differenza del risotto ai kiwi e altri orrori culinari simili.
Lo zenzero il Italia: il nuovo cult
Lo zenzero, come dicevo, sta vivendo un momento molto simile. Certamente, non è autoctono; le sue origini sono da collocare nella Cina Meridionale. Non è neanche una novità, ma rimane considerato piuttosto esotico. È stata infatti una delle prime spezie portate in Europa dagli Arabi, che lo trasportavano in polvere dalla Grecia.
Eppure gli italiani hanno impiegato un po’ di tempo a fare amicizia con questa radice (che a voler essere precisi è un rizoma), specie nella versione fresca: benefici “da superfood” a parte, come pulirlo? dove usarlo? cosa c’entra con lo zenzero che si trova al sushi bar?
Risposte in parte date nello scorso decennio da un esercito di food blogger promotrici di uno stile di vita healthy, che a colpi di post hanno inconsapevolmente — ma con efficienza — fatto un lavoro di public relations per lo zenzero e lo hanno reso ingrediente insostituibile delle nostre cucine.
Nel 2019, l’Istat ha inserito lo zenzero nel paniere degli italiani, cioè in quell’elenco di prodotti che hanno acquisito maggiore rilevanza nella spesa delle famiglie: sembra che si tratti di un trend che non ha voglia di stancarsi presto. Nella cucina italiana lo zenzero ha iniziato ad essere utilizzato anche nella preparazione di alcuni primi a base di pesce e carne e sono sempre di più i ristoranti che decidono di inserire i piatti a base di zenzero nei loro menù. E che dire del Moscow Mule, uno dei drink alcolici più richiesti ai baristi negli ultimi anni? L’ingrediente principale è ancora una volta a base di zenzero, la ginger beer.
Lo zenzero coltivato in Italia
La novità è che a breve arriverà nei negozi lo zenzero made in Italy, svolta importante per poter incrementare un settore agricolo fino a poco fa di grande nicchia abbattendo le importazioni dall’Oriente. In Italia, lo zenzero non era coltivato in grandi estensioni, ma solo in piccoli orti e serre. La Libellula società agricola di Arcene, Bergamo, era una delle poche a produrre zenzero fresco per la vendita.
Come riporta IlSole24Ore, lo zenzero novello in arrivo è interamente coltivato in Italia, in un’area compresa tra Sicilia, Sardegna e Abruzzo. La produzione è a cura di Valfrutta Fresco e Del Monte, ma garantita da un marchio recentemente registrato, quello del Consorzio Zenzero Italiano.
Ricordate l’analogia col kiwi? Nel 1984 a Bologna avevano anche lì costituito il consorzio italiano e quando viene costituito un consorzio, il fine ultimo è quello di sviluppare una filiera nazionale e tutelarne la qualità.
Al momento i produttori consorziati sono 15, tutti al lavoro non solo sul fresco ma anche sul trasformato. Aspettiamoci dunque sempre più prodotti innovativi a base di zenzero, ma anche sempre più zenzero: tra il 2020 e il 2021 la produzione è raddoppiata, raggiungendo le 500 tonnellate.
La situazione attuale vede l’Italia come primo produttore europeo e paese di riferimento per lo zenzero, l’obiettivo è arrivare alle 1500 tonnellate nell’arco dei prossimi cinque anni.
I benefici dello zenzero italiano
È facile intuire i benefici della domesticazione della frutta non autoctona: nasce dall’esigenza di ridurre il trasporto di questi frutti, soggetti ad un viaggio piuttosto lungo. Anche con l’avocado, per esempio sta succedendo la stessa cosa.
Di solito i frutti tropicali o che arrivano da lontano vengono colti ancora acerbi nel loro paese d’origine e la maturazione viene completata a bordo delle navi o degli aerei da carico. Il prezzo più alto lo paga l’ambiente, ma anche le caratteristiche organolettiche e i valori nutrizionali dei frutti importati, nettamente peggiori in un prodotto che subisce un simile trattamento. Un frutto che viene colto dalla sua pianta, a completa maturazione a pochi km dai centri di distribuzione, ha un sapore inconfondibile e mai paragonabile a quello del frutto maturato nella stiva di una nave.
Abbiamo tutte le ragioni per ipotizzare che lo zenzero, specie quello nostrano, diventi un nuovo prodotto agroalimentare italiano d’eccellenza: polpa succosa di un giallo vivo, poco fibroso e molto aromatico.