Il nome non ci suona nuovo: mastica. Anche nota come mastika, o mastiha. In greco, che è poi la lingua da cui proviene, μαστίχα. E se appunto il termine vi suona conosciuto è perché in un certo senso lo è: la radice è la stessa di mastice e di masticare ed evoca il gesto di far fatica con i denti. D’altronde si riferisce a una resina, e cosa c’è di più difficile da masticare di una resina?
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La mastika è una resina vegetale ottenuta dall’albero del lentisco, che si coltiva sull’isola greca di Chios. Nel 1997 è stata riconosciuta come prodotto DOP. È nota anche come lacrima di Chios, un appellativo poetico e particolarmente appropriato al suo aspetto, ma ci siamo dilungati anche troppo sul lato filologico della mastika ed è arrivato il momento di capire meglio di cosa si tratta.
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Cos’è e come si mangia la Mastica
Ma perché mai dovrei mangiare della resina, direte voi. Ma perché è buonissima, rispondiamo noi. Il lentisco si coltiva in numerose altre aree del Mediterraneo ma quel particolare clima favorevole alla sua crescita si è creato solo nell’isola greca. Si raccoglie incidendo i rami, da cui esce lentamente per essere raccolta dopo circa due settimane, poi viene pulita e lasciata essiccare al sole.
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Sappiamo che la mastika veniva consumata fin dai tempi della Grecia antica, sia come alimento che come medicina, grazie alle sue proprietà digestive e antisettiche, e continuò ad essere popolare attraverso i secoli e le dominazioni che si susseguirono qui in mezzo al Mar Mediterranei: basti pensare che durante il massacro di Chio vennero risparmiati i coltivatori della resina.
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Si potrebbe mangiare anche così com’è: se avete la pazienza di masticarla un po’ si ammorbidisce e il sapore, al primo impatto amarognolo, diventa particolarmente rinfrescante (tipo pino per intenderci). C’è anche chi ammolla i cristalli in acqua prima di mettersi a masticarli come una caramella. Ma l’utilizzo migliore della mastika è forse quello di aromatizzante, sfruttandone l’aroma intenso e inconfondibile.
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Come si usa la mastika in cucina
L’uso più popolare della mastika è forse il più “godereccio”: ci si ricava un liquore (in italiano “mastica” si riferisce al liquore mentre la resina in sé è “mastice di Chios”) che in Grecia si beve allungato con acqua (come il più popolare ouzo). Il sapore è molto balsamico, rinfrescante e dolce allo stesso tempo. Nell’industria alimentare e farmaceutica la mastica è un ingredienti di gomme da masticare e dentifrici, ma nel paese si trova in commercio anche “in purezza”, sotto forma di cristalli.
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Altri utilizzi particolarmente apprezzati da noi impenitenti golosi sono come aromatizzante dei Loukoumi, adorabili dolcetti gommosetti, come aggiunta al formaggio – quest’ultima una tradizione gastronomica di Siria e Libano – o in generale come ingrediente di dessert e lievitati quali il pane dolce Tsoureki. Se trovate la polvere di mastica potete usarla per preparare l’Ipovrichio, letteralmente “sottomarino”, sciroppo al mastice da diluire nell’acqua.