La frutta africana è molto varia, e qui c’è una lista per iniziare a conoscerla

Noi europei, nella nostra miopia geografica, tendiamo a considerare il continente africano come un’entità unica e compatta e non come quello che realmente è: un mosaico di 50 paesi con una varietà ancora maggiore di linguaggi, paesaggi, forme artistiche e cibo.

La frutta africana è l’epitome della biodiversità. Ecco allora un mini dizionario delle principali varietà di frutta africana al di là dei “soliti noti” come mango, banana o ananas. Ovviamente la lista è incompleta e siamo sicuri che ci sarebbero decine, centinaia di meraviglie naturalistiche da conoscere, come la pollia africana.

Frutta Africana Tipica: Machenza

È la variante africana del tangerino, ossia il mandarancio (incrocio tra il mandarino e l’arancia). Rispetto all’arancia tradizionale, la machenza ha un colore più verdastro e un profumo agrumato se possibile ancora più spiccato, mentre la polpa è tendenziamente più soda e dolce.

Mabungo

Da fuori ricorda una nespola, mentre l’interno è simile a quello del frutto della passione. Il mabungo cresce soprattutto nelle isole dell’Africa orientale (Zanzibar, Comore, Madagascar). È piuttosto aspro e viene spesso utilizzato per preparare dei succhi, il cui sapore (sulla pagina inglese di Wikipedia) viene descritto come “qualcosa a metà tra il mango, l’arancia e l’ananas”.

Star fruit o carambola

Frutta africana: Star fruit

In Italia lo chiamiamo carambola, come la pianta, originaria del Mali. Il nome inglese star fruit fa riferimento alla forma: tagliandolo a fette nel senso della larghezza si ottengono infatti tante stelle a cinque punte di colore giallo brillante, davvero molto scenografiche. Il sapore è difficile da definire per il palato occidentale: punto di incontro tra l’asprezza del limone e la dolcezza dell’ananas. Si può trovare facilmente anche sotto forma di canditi.

Treculia

Detto anche albero del pane africano, la treculia è una pianta sempreverde molto diffusa in tutta l’Africa. Produce frutti di grandi dimensioni, paragonabili a quelle di un’anguria. La polpa è dura e ricchissima di fibre. Per questo, più che un frutto, la treculia viene considerata un tubero e consumata a mo’ di piatto principale, in alternativa al riso o alle patate. I semi, invece, sono macinati per produrre olio e farina.

Baobab

Baobab

Nel best seller di Antoine de Saint-Exupéry, ogni giorno il Piccolo Principe strappa i semi del baobab prima che si trasformino in radici. Vuole evitare che invadano il suo piccolo pianeta togliendo spazio e nutrimento all’amatissima rosa. Per gli africani invece il baobab è chiamato “albero magico” o anche “albero della vita”, del quale utilizzare un po’ tutto: radici, foglie, semi, corteccia e ovviamente anche i frutti, delle specie di zucche dalla forma ovale con una spessa buccia grigio-verde. La polpa, che si disidrata naturalmente quando giunge a maturazione, ha un sapore tropicale che ricorda vagamente il mango, ma è molto più acidulo.

Cocco

Datteri

Quando si pensa alla frutta africana il dattero non è certo la prima cosa che viene in mente, essendo ormai diffuso e utilizzato in tutto il mondo, ma sì, è lì che nasce. La storia di questa specie si perde nella storia dei tempi e abbraccia i territori del Medio Oriente, dell’Africa del Nord e dell’India nordoccidentale. In commercio esistono diverse varietà di datteri e tra le migliori c’è la Deglet Nour tunisina e algerina, che ha frutti piccoli e così dolci e zuccherini che assaggiandoli sembra di mangiare il caramello. Qui come mangiare i datteri in piatti dolci e salati.

Datteri pronti da mangiare

Cocco

Fin qui abbiamo parlato di frutta autoctona africana, ma in Africa crescono moltissime varietà tropicali originarie di altre regioni equatoriali del mondo (in primis il Sud Est asiatico) che nei secoli hanno trovato una seconda casa nel continente nero. Tra queste c’è il mango, originario dell’India e giunto in Africa ai tempi della colonizzazione portoghese. Più curiosa è la storia della palma di cocco, nativa dell’Indonesia. Secondo molti studiosi l’arrivo in Africa non sarebbe legato a scambi commerciali ma ai venti e al moto ondoso… Le noci di cocco, grazie al loro peso e alla loro forma, possono galleggiano in mare mantenendo la capacità di germogliare per circa 4 mesi!

Tamarindo

Tamarindo

La pianta indiana del tamarindo è arrivata in Africa circa mille anni fa e ha trovato terreno fertile soprattutto in Kenya. Questo albero dalla chioma maestosa produce frutti-legumi di colore marrone, simili a dei fagioli. Una volta matura, la dolce polpa scura che si ottiene dalla buccia privata dei semi può essere usata per preparare zuppe, minestre e creme. Figura, ad esempio, tra gli ingredienti di nota salsa inglese, la Worcester.

Jessica Bordoni

Milanese giramondo, giornalista professionista dal 2015. Scrive di food&wine su varie testate, tra cui Civiltà del bere, Il Giornale e Le Guide di Repubblica.